La
GT dà al terapeuta una modalità di lettura diagnostico-prognostica, a livello
del confine di contatto, del proprio esserci come strumento terapeutico, che
può avvalersi di altri strumenti di terapia come, ad esempio, un farmaco. La
prescrizione farmacologica, le modalità di somministrazione, i tempi di
intervento, le indicazioni posologiche, vanno elaborate e valutate all’interno
dei tempi e modi della specifica relazione terapeutica. In questa accezione, il
farmaco diventa strumento terapeutico-relazionale diagnostico e prognostico. A
livello diagnostico, ad esempio, il paziente che inizia un percorso terapeutico
dichiarando il suo aperto rifiuto dei farmaci manifesta un’ansia
nell’assunzione (introiezione) e l’intervento si indirizza sulla possibilità di
acquisire fiducia nell’ambiente; mentre il paziente che non vuole assolutamente
eliminare o ridurre i farmaci assunti, pur essendo in condizioni fisiche per
poterlo fare, presenta difficoltà nel riconoscere l’autonomia personale, non
riesce a separarsi/individuarsi dal farmaco-ambiente, ed il lavoro terapeutico
sarà orientato nel favorire l’assimilazione di ciò che si è diventati ed il
riconoscimento del proprio ruolo (funzione-Personalità). A livello prognostico,
invece, il farmaco diventa ‘monitor del percorso terapeutico’ a seconda del
modo in cui viene utilizzato dal paziente nell’evoluzione della relazione
terapeutica. Se, ad esempio, il paziente segue la prescrizione farmacologica in
modo preciso, puntuale e minuzioso, o se gestisce la posologia in modo autonomo
rispetto a quello prescritto, effettuando un ipo- o iperdosaggio o altro
all’inizio, durante o verso la fine del percorso psicoterapico.
Paola Argentino, La
dimensione relazionale della psicofarmacologia: dalla compliance al transfering
gestaltico, in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica,
Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 236
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