Questa dimensione considera il grado
in cui chi comunica si assume il diritto di stabilire i confini, per sé e per
gli altri, di qualche competenza. Appartengono alla polarità del “controllo”
comportamenti come proibizioni, disposizioni, indicazioni e simili forme
autoritarie dirette, che creano situazioni interpersonali in cui gli
ascoltatori si sentono sollecitati dall’emittente a cambiare i loro
atteggiamenti e i loro comportamenti. Appartengono a queste polarità anche gli
appelli alla sottomissione necessaria per cambiare o indirizzare l’attività
degli ascoltatori. Confrontate con un tale stile autoritario, le persone si
sentono private della loro capacità di decidere e provano in conseguenza stati
emozionali negativi, come aggressività, insoddisfazione, ecc. Ne consegue che,
per difendere i loro diritti, esse fanno tutto il possibile affinchè
l’emittente – e gli altri in genere – consenta che la loro individualità venga
rispettata e che i loro pareri e opinioni siano presi in considerazione. La
polarità “orientamento sul problema” comprende invece comportamenti come:
manifestare il desiderio di lavorare insieme nella comprensione e soluzione di
un problema; non dare soluzioni prefabbricate né rimedi o mezzi assoluti;
lasciare lo spazio per definire mete e fare scelte. L’ascoltatore, di fronte a
una comunicazione “centrata sul problema”, si sente considerato come persona
autonoma, capace di scelte personali, e reagisce a questo tipo di comunicazione
con sentimenti positivi e atteggiamenti di apertura, di fiducia e di
collaborazione.
Herbert Franta, Giovanni Salonia, Comunicazione interpersonale. Teoria e
pratica, LAS - Roma, 8° ristampa, settembre 2008, pag. 102
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