Se
è la funzione-Personalità ad intervenire nella presenza empatica di fronte ai
figli, anche la funzione-Es, il livello emozionale, deve essere sottoposta alla
funzione-Personalità. Una signora si lamenta perché il figlio di tre anni non
le ubbidisce e mi racconta un ultimo episodio: lui mangia stando seduto sulla
punta della sedia. Lei gli dice: «Non mi piace come sei seduto». Il figlio
replica: «A me piace». Siamo qui di fronte ad un’impostazione educativa distorta:
‘mi piace’ o ‘non mi piace’ attengono infatti alla sfera della funzione-Es, ma
quando la madre dà ordini li impartisce in quanto genitore. La madre – da
madre! – avrebbe dovuto dire qualcosa tipo: «Non devi stare seduto cosi. Io sono
la mamma e ti dico che è pericoloso».
Nella
postmodernità, il rilievo accordato alla sfera emozionale e alla preminenza
della soggettività ha rischiato, a livello educativo, disfunzioni significative
della Personalità. L’insistere sull’autorevolezza rischia di far dimenticare
che l’educare poggia sulla funzione-Personalità (‘chi sono io che dico questo’)
e l’autorevolezza è un metodo, ma non il principio fondante. Si può infatti
essere autorevoli senza essere di per sé un’autorità, e viceversa.
Giovanni Salonia, Danza delle sedie e danza dei pronomi.
Terapia gestaltica familiare, ed. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2017, pagg.
61-62
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