Da
allora emerge ad ogni seduta il tema della femminilità. Piccoli passi
attraverso i quali mi racconta – tra paura e coraggio – il percorso verso la
propria femminilità più intima che prima ignorava, perché la avvertiva come
‘ripugnante’. Questo cammino la rende pronta ad affrontare la prima visita
ginecologica. Ormai sono parecchi anni che seguo Giada. Un cammino intenso che
è iniziato con le sue poche parole, i suoi lunghi silenzi, la sua fragilità,
ritmato dai suoi «Non so che dire…». In questi anni ho compreso che
probabilmente lei cercava qualcosa nel proprio sentire, ma non trovava niente
che le appartenesse davvero. Il suo corpo, invisibile e silenzioso, dava l’idea
della mancanza di confini. Tutto poteva entrare: parole, immagini, vissuti,
persone. Per questo quando qualcosa usciva non lo riconosceva. Poteva essere
qualcosa di cattivo, di aggressivo, certamente ‘brutti pensieri’. L’agire era
solo rischio di fare del male. Crescere era vissuto come angoscia di essere
diversa. Siamo ancora lì, nel luogo e nel tempo del nostro appuntamento
settimanale, entrambe puntuali. Continuo a non sentirla quando arriva, cammina
silenziosa, ma adesso – è strano – non la sento arrivare… eppure so quando
arriva! In una delle ultime sedute, dopo il silenzio, oramai diverso, in cui
lei prepara le parole per chiedermi qualcosa, mi dice:
Pz.:
Devo dirle una cosa… dall’ultimo incontro, non so che è successo, ma mi è
venuta voglia di sistemarmi di più, di mettermi vestitipiù carini, di curarmi
di più.
Ho
sentito dentro una commozione intensa: il corpo di Giada ha ritrovato la sua
integrità e vibra ora aprendosi alle innumerevoli possibilità della sua vita.
Valeria
Conte, «Se ho paura di morire, posso
morire?» La Gestalt Therapy con una Paziente con Linguaggio Borderline, in
G. Salonia (ed.), La luna è fatta di
formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed. Il
pozzo di Giacobbe, pag. 151
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