È
presente frequentemente una confusione nei vissuti che disturba i livelli di
consapevolezza, ma sono presenti anche forme di desensibilizzazione (mancanza
di percezione del proprio corpo), che a volte spingono a comportamenti
autolesivi che esprimono in modo parossistico il bisogno di sentirsi. È in
questi casi che in GT parliamo di disturbo della funzione-Es del Sé. Ricordo il
travaglio emotivo e la sofferenza di Maria. Da sei anni lottava contro attacchi
di panico devastanti e invalidanti, non usciva di casa se non per lavorare o per
brevi tragitti. Come diceva lei, non si riconosceva più: fino a 32 anni tutto
era andato bene, si era dedicata al lavoro e alla brillante carriera
professionale, era una giovane donna indipendente, autonoma e attiva.
All’improvviso, un’estate al mare si verifica il primo attacco di panico. Da
allora la paura e l’ansia di stare al mare la bloccano al punto tale da non riuscire
più ad andarci. Contemporaneamente, però, il suo corpo inizia a farsi sentire,
anche se in questa prima fase è solo attraverso il sintomo che esprime la sua
sofferenza devastante. Il suo corpo, infatti, era molto rigido e controllato,
perché teneva dentro un grande drammatico segreto. Inizia così la cura
psicoterapica e farmacologica. Nel lungo percorso psicoterapico, il lavoro fatto
insieme è stato il cominciare a discriminare il suo sentire da un magma indifferenziato,
‘masticare’ e analizzare le sensazioni corporee, dare il giusto nome al suo sentire,
permettere al suo corpo di iniziare a sentire e riconoscere i suoi bisogni e
vissuti.
Valeria Conte (intervista di R.G. Romano), Il paziente borderline: una ostinata e sofferta richiesta di chiarezza, in G.
Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo
sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il
pozzo di Giacobbe, pagg. 152-153
Etichette: #borderline, #CollanailPozzodiGiacobbe, #ValeriaConte