E’ possibile, nella psicopatologia, far dialogare il piano descrittivo e quello fenomenologico?

Viceversa, la GT, muovendo da un approccio fenomenologico, focalizza i vissuti corporei relazionali che sono all’origine dei comportamenti (Giovanni Salonia parla al riguardo di ‘intercorporeità’) e legge le varie sofferenze psichiche come interruzioni di contatto. In questa prospettiva, i sopraindicati comportamenti autodistruttivi e impulsivi (guida spericolata, abbuffate, incontri sessuali incauti, condotte antisociali, tentativi di suicidio) sono acting out che esprimono l’insostenibilità della tensione interna e il bisogno di placarsi. Anche l’intensa difficoltà a controllare la rabbia del B. È una ‘furia’ che non si placa e che va compresa come ricerca di chiarezza, bisogno di placare il vissuto di confusione nella percezione della sua esperienza interna. Quindi i due mondi, quello descrittivo e quello fenomenologico, possono dialogare quando nel rispetto e nella stima reciproca le differenze si integrano e si incontrano nella prassi clinica in una intenzionalità comune: aiutare il paziente a stare bene.



Valeria Conte, Il paziente borderline: una ostinata e sofferta richiesta di chiarezza (intervista di R.G. Romano), in G. Salonia, V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 151


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