Col passare del tempo, più si fa
strada nel fanciullo la tendenza verso l’autonomia e più la tutela protettrice
dei genitori è chiamata ad allentarsi. Molto opportunamente, Guardini pone
l’accento sul rapporto esistente tra la singola fase evolutiva e la totalità
della vita: “Il bambino non esiste solo per diventare adulto, ma anche, anzi,
in primo luogo, per essere se stesso, ossia un bambino, e, in quanto bambino,
uomo, giacchè la persona vivente è, in ogni fase della sua vita, un uomo, a
condizione che la singola fase sia autenticamente e pienamente vissuta secondo
il suo senso profondo. Così, il vero bambino non è meno uomo del vero adulto.
La crescita è un cammino nel divenire; eppure – diceva Goethe – non si cammina
solo per arrivare, ma anche per vivere mentre si cammina.” Similmente a quanto
può dirsi per la storia in generale, anche per la storia individuale si rivela
errata la tendenza a ritenere una specifica fase della vita lo scopo delle fasi
precedenti. Un bambino, visto soltanto nella prospettiva del suo diventare
adulto ed espropriato della sua stessa infanzia, non potrà mai diventare
pienamente un adulto. Sul piano etico, solo permettendo al bambino di vivere
interamente le sue tappe evolutive, l’adulto potrà manifestare una cura
adeguata verso di lui e sostenerlo nell’identificazione e acquisizione dei
valori.
Giovanni Salonia, Odòs, la Via della vita. Genesi e guarigione
dei legami fraterni, EDB, Bologna 2008, pagg. 126-127
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