Una
signora mi racconta della figlia undicenne che da un po’ di tempo ha una
fissazione: chiudere tutte le porte delle stanze di casa. Non è una scelta
preferenziale, ma un’ossessione. Ad un certo punto le dico: «Sta cercando in
tutti i modi di chiudere la porta al cambiamento tempestoso in arrivo...». La
madre si illumina e mi racconta episodi che confermano quest’ansia e questa
preoccupazione della figlia per il corpo che cambia. E, dicendomi questo, vedo che
anche il suo corpo di madre si rilassa. In effetti proprio in queste trasformazioni
di un corpo emerge il coinvolgimento intercorporeo che assume valenza
significativa nella polarità corpi-deigenitori/corpi-dei-figli. Se il figlio
che vive il cambiamento (dall’andare alla scuola materna al diventare
adolescente) avverte paura, questa emozione andrà nei corpi dei genitori. Se
essi la contengono, allora ci sarà un periodo fisiologico di tensioni, di
disagi, ma si attraverserà questo cambiamento e si arriverà a godere di una
nuova fase del ciclo vitale familiare. Se però i corpi dei genitori, invece di
contenere la paura dei corpi dei figli, si impauriscono, allora ai figli
ritornerà un senso di terrore (‘anche i grandi hanno paura’ sarà il messaggio)
e, non potendo sopportare l’angoscia, facilmente produrranno dei sintomi. Il
sintomo non va legato al corpo del figlio che cambia, ma alla rigidità e alla
paura dei corpi dei genitori di fronte al cambiamento dei corpi dei figli.
Giovanni Salonia, Danza delle sedie e danza dei pronomi.
Terapia gestaltica familiare, ed. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2017, pag. 52
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