E’ stato il cambiamento sociale e
culturale degli ultimi sessant’anni (Salonia 2005b) a determinare, nella polis
come nell’oikos, un nuovo stile
relazionale segnato dalla orizzontalità (Friedman, 2002): in analogia con la
parità di presenze e di compiti del maschile e del femminile nella città, anche
nella casa – forse per la prima volta in Occidente – padre e madre si
percepiscono e vengono percepiti come reciprocamente determinanti (e a pari
titolo!) nella crescita del figlio. Ne è una prova il fatto che quando la
coppia si separa viene ribadito il principio (condiviso in ogni approccio di
mediazione familiare; Scabini, Rossi, 2004) che la coniugalità può finire, ma
non la cogenitorialità che è for ever.
Nella società post-moderna, dove il modello relazionale di base che prevale è
di tipo Io (Salonia, 2013d), il padre
non è più periferico rispetto all’accudimento dei figli né la sua presenza è
relegata a una funzione meramente normativa: egli viene coinvolto a pieno
titolo nel compito educativo. Ed emerge, come situazione inedita ricca di
possibilità ma anche di sfide, quella che possiamo chiamare la cogenitorialità
“orizzontale”: i due genitori sono percepiti come paritetici e percepiscono i
propri compiti come equipollenti. E’ una sfida che attraversa trasversalmente i
vari luoghi del vivere insieme post-moderno. Tale relazione cogenitoriale che
definiamo “orizzontale” non solo favorisce la crescita sana dei figli (che, tra
l’altro, imparano un modo fecondo di con-vivere con le diversità), ma richiede
e provoca la maturazione dei due cognitori, che sperimentano il pensiero duale,
che riconosce e tiene conto del pensiero diverso (Salonia, 2007).
Giovanni Salonia, Verso un nuovo stile di cogenitorialità. La prospettiva gestaltica,
in Aluette Merenda (ed.), Genitori con.
Modelli di coparenting attuali e corpi familiare in Gestalt Therapy,
Cittadella Editrice.
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