L’elaborazione,
all’interno della relazione terapeuta-paziente, degli aspetti farmacoterapici
rappresenta un’esperienza ‘dicibile’ e si carica di valenze a livello
psicoterapico. La prescrizione farmacologica ha valore terapeutico, al di là
delle specifiche qualità del farmaco, all’interno di un contesto relazionale
tra la modalità di porsi del terapeuta e del paziente in rapporto al momento
temporale nell’evoluzione della loro relazione. Spesso, una volta iniziato, il trattamento
psicofarmacologico viene considerato a tempo indeterminato, provocando il
cronicizzarsi del sick role a vita per il paziente. In un’ottica
relazionale gestaltica, nella valutazione dei rischi/benefici del farmaco, non
solo vanno considerati gli effetti indesiderati o di tossicità, ma assume
importanza centrale il ‘tempo terapeutico, sia in una prospettiva longitudinale
che trasversale. Ad esempio una richiesta di prescrizione farmacologica posta
all’inizio di una relazione terapeutica ha un significato totalmente differente
che se posta verso la fine degli incontri terapeutici (tempo longitudinale); così
come diverso è il suo significato se collocata all’inizio o alla fine nel contesto
della stessa seduta terapeutica (tempo trasversale). Inoltre occorre porre
attenzione alle risonanze emotive che la prescrizione farmacologica ha nel
gruppo familiare di appartenenza. Da ricerche ormai classiche, risulta
importante per il decorso della psicopatologia l’atteggiamento favorevole dell’ambiente
familiare e sociale. Il farmaco, infatti, si situa al confine di contatto tra
organismo ed ambiente, e non è in modo unicamente passivo assorbito dall’organismo,
ma viene assimilato in una significativa relazione terapeutica e dentro una
rete di relazione.
Paola Argentino, La
dimensione relazionale della psicofarmacologia: dalla compliance al transfering
gestaltico, in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica,
Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 237
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