Durante
un laboratorio di poesia con bambini dai tre ai cinque anni, la maestra propone
di mettere in una ‘scatolina delle parole’, precedentemente costruita insieme,
dei cartellini con su scritte le paroline che descrivono i sentimenti provati: ci
sono le paroline tristi, quelle felici, le paroline della paura, ecc. Dopo averne
dette parecchie, ben suddivise e riposte nella scatolina in modo appropriato,
ad un certo punto un bambino pensa che bisogna aggiungere le paroline della vergogna
come ‘piangere’, ‘nudo’, ‘rubare’, ‘sbaglio’, ‘essere visti quando si cade’,
‘essere visti quando si è in bagno’. Tutti i bambini si trovano d’accordo e
ridono insieme nel ripetere le paroline della vergogna, come ad esorcizzare qualcosa
che conoscono molto bene e che è difficile dire. Soltanto se percepiscono che
l’adulto, la maestra in questo caso, sa accogliere le loro emozioni senza
giudicarle, i bambini potranno aprirsi al desiderio di ‘dare parola’ a quanto vivono
dentro, sentendo profondamente le parole dell’adulto come capaci di ‘dare
corpo’ ad emozioni e sentimenti.
Dada
Iacono, Gheri Maltese, Come l’acqua… Per
un’esperienza gestaltica con i bambini tra rabbia e paura. Il Pozzo di
Giacobbe, Trapani 2012, pag. 48
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