Fermarsi
un attimo a gustare i piccoli momenti significativi e metterli insieme uno dopo
l’altro: ciò gli avrebbe permesso a poco a poco di riannodare i fili della sua
vita, di dare il posto giusto ad ogni cosa e di ricostruire il filo bello e
delicato della sua storia. Vivere in maniera positiva l’esperienza del tempo significava
per Alberto avere anche la possibilità di parlare, di discutere, di capire le
ragioni dell’altro, di narrare le sue esperienze, le ‘sue’ storie con i ‘suoi’
animali. Questo ci siamo anche proposte di fare con lui: aiutarlo – attraverso
la narrazione di sé e attraverso il suo ascolto delle esperienze dei
compagnetti – a vivere con integrità la sua storia e ad avere la percezione del
valore delle sue cose.
La capacità di narrare la propria
storia... implica la possibilità di modificare l’immagine di sé [...] il linguaggio
consente al bambino di cominciare a costruire una narrazione della propria vita
[ed è] un modo per formare esperienze condivise, per ristabilire “l’ordine
personale” o per creare un nuovo modo di “essere con” tra l’adulto e il
bambino. (D. Stern, Il mondo interpersonale del bambino)
Dare
spazio alla narrazione avrebbe significato permettere il consolidamento della
sua esperienza di sé e della sua relazione della sua relazione con gli altri.
Dada Iacono,
Gheri Maltese, Come l’acqua… Per un’esperienza
gestaltica con i bambini tra rabbia e paura. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani
2012, pagg. 61-62
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