Nella comprensione gestaltica del PBL bisogna avere chiaro che
nel tempo della separazione si manifesta l’incapacità di separarsi, ma la
ragione per cui ciò accade è legata a un tempo precedente. Nella fase di riavvicinamento
della Mahler ciò che emerge non è la radice del disturbo, ma è l’esito di
un’interruzione precedente nel processo evolutivo. Ogni bambino, prima ancora
di imparare a camminare, ad incontrarsi con gli altri e a separarsi da loro, ha
bisogno di essere compreso lì dove egli non riesce a comprendere. «Ha bisogno
di essere ascoltato e di essere accettato nel tumulto delle sue emozioni»; ha
bisogno di essere aiutato a dare un significato, un nome alle proprie e alle
altrui esperienze. Non ci si può separare in una relazione se questa non mi ha
consentito di trovare parole corrette per dire quello che sento, se questa non
mi ha fornito gli strumenti per distinguere e differenziare cosa si sente davanti
all’altro e cosa l’altro prova davanti a noi. Salonia nella GTBL4 mette in
evidenza come avere nomi sbagliati per i propri vissuti non solo crei
confusione a livello cognitivo e narrativo, ma danneggi anche altri livelli del
mondo esperienziale -relazionale.
Gabriella Gionfriddo,
La trama relazionale borderline. Traduzione gestaltica dei criteri diagnostici
del DSM -5 (Modello
‘Alternativo’), in G. Salonia (ed.), La luna è fatta di formaggio. Terapeuti
gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed. Il pozzo di Giacobbe,
pp. 73-74
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