Non c’è, infatti, senso dell’esistenza se non in funzione dei bisogni
della comunità. Tutto ciò che non è ‘per la patria’ è insignificante. Tale
chiave di lettura dei modelli del vivere-con ci permette di comprendere molte
dinamiche e significati dell’esistenza del singolo e del gruppo.

In questo
quadro, lo scoppio della prima bomba atomica ha provocato uno dei cambiamenti
più significativi della storia dell’umanità: gli uomini, per la prima volta,
hanno avuto paura della guerra perché l’hanno percepita come capace di provocare
la distruzione anche dei vincitori. Dalla minaccia della guerra nucleare si è
stati costretti ad imparare le vie sconosciute della pace. Certo, nei primi
anni dopo «Baby
born», non potendo
rinunciare all’improvviso alla passione per la guerra, gli uomini hanno
inventato quella «fredda»: due potenze si sono fronteggiate e hanno misurato,
giorno per giorno, l’equilibrio delle forze. Tanta è stata la paura e tale il senso
di calpestare un terreno potenzialmente esplosivo che i due detentori della
bomba nucleare hanno inventato il «filo rosso» per prevenire ed esorcizzare
l’inizio irrazionale di un conflitto che sarebbe stato l’ultimo.
Giovanni Salonia, Sulla
Felicità e dintorni. Tra corpo, parola e tempo, Ed. Il Pozzo di Giacobbe, p.116