L’angoscia di essere lasciato solo è una delle paure principali che
non permette la separazione e l’individuazione, laddove l’esperienza del
sentirsi separati è una premessa necessaria per scoprire la propria unicità. Il
punto di arrivo del cammino verso la soggettività è imparare a camminare, in
quanto azione che, come ricorda la Mahler, esprime e permette l’autonomia e che
in una prospettiva corporeo-relazionale, propria della GT, «porta con sé un
altro piacere: il piacere di decidere la distanza tra i corpi (ad esempio l’andarsene e il tornare)». Camminare è fare l’esperienza di
poter decidere autonomamente l’avvicinarsi e l’allontanarsi. «L’autonomia che
il bambino sperimenta lo entusiasma e lo eccita, ma altresì lo intimorisce
nella paura di rimanere solo. Egli torna allora dalla madre». Il bambino vive
quindi questa ambivalenza tra dipendenza e autonomia, tra il bisogno dell’altro
e l’eccitazione del fare da solo.
Gabriella Gionfriddo, La trama relazionale borderline. Traduzione gestaltica dei criteri diagnostici
del DSM -5 (Modello
‘Alternativo’), in Giovanni Salonia ed.,
La luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio
borderline, ed. Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2013, p. 72
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