Il lavoro clinico della GT tende appunto ad analizzare il
processo di formazione della Gestalt (una sorta di Gestalt-analisi) per
individuare in quale livello si colloca l’apprendimento della lingua
borderline: si tratta di un lavoro fenomenologico-relazionale che, evitando
ogni riferimento a frames
of reference estranei
ai contenuti della comunicazione del paziente, riduce e non intensifica la
confusione. La specificità (e la correlata gravità) di ogni disturbo borderline
è determinata proprio dal livello in cui il paziente è stato confuso. Tale percorso
renderà comprensibili al terapeuta messaggi (verbali e non) prima etichettati
come ‘strani’ e adesso diventati solo ‘stranieri’, bisognosi cioè di un
traduttore. Comprendere come accadono e come si articolano le parole e la
grammatica del borderline lungo le fasi evolutive degli apprendimenti del
paziente credo sia la precomprensione necessaria ma non sufficiente per
accostarsi al PBL senza alcun pregiudizio terapeutico.
Giovanni Salonia, La
luna è fatta di formaggio. Terapeuti
gestaltisti traducono il linguaggio borderline, ed. Il Pozzo di Giacobbe,
Trapani 2013, p. 18
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