Nell’incontro con la modalità esperienziale borderline ciò che
colpisce, che investe letteralmente come un’ondata i confini del terapeuta, è
che tutto è figura! Mentre M. mi parla noto la velocità con cui racconta
episodi della sua settimana, (lo vedo quasi ‘saltellare’), ma la velocità non è
data dallo scorrere delle parole, quanto dall’impossibilità di costruire un
arco temporale, consequenziale, che connetta le intenzioni alle azioni e le
azioni al tempo. Le parole sono forti, estreme nella qualità, categoriche. Il
tono di voce è molto alto, fisso […]
Questo tipo di esperienza
potrebbe essere definita, con le parole di Bin Kimura, come una modalità
temporale puntiforme, istante per istante nel presente, un essere assorbiti
nell’immediatezza.
Si tratta di un modo di costruire l’esperienza in cui le funzioni
formali attraverso cui essa si struttura, il tempo e lo spazio, sono distorte. Se
anch’esse sono proprietà emergenti ‘del’ e ‘al’ confine di contatto, possiamo
pensare che un’esperienza corporeo-relazionale precocemente iperdefinita,
anticipata e interrotta, sia anche un’esperienza di figure ‘troppo veloci’, che
emergono senza potersi prima completare.
Andreana Amato, “«…Come se fossi nata ‘dispara’…» Il modello di Traduzione
Gestaltica del Linguaggio Borderline (GTBL). Attestazioni cliniche”, in G. Salonia (ed.), La
luna è fatta di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio
borderline, Ed. Il pozzo di Giacobbe, p. 91
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