Un
episodio di contatto prende avvio quando l’O. avverte la sensazione corporea di
un bisogno di cambiamento. Se in questa fase l’O. non riceve il sostegno
adeguato, esso nega le sensazioni che il suo corpo avverte, rimanendo
aggrappato all’esperienza nella quale si trova e che non riesce a concludere sebbene
non sia più attuale e nutriente. In GT si dice che l’O. è bloccato in una
confluenza disfunzionale, che può essere nevrotica o grave. Nella confluenza
psicotica, ad esempio, non esistono confini di contatto ben definiti tra corpo-casa-cosmo
(le tre aree di differenziazione che strutturano il rapporto O./A). L’O. non
avverte nemmeno l’insorgere di un nuovo bisogno. «Nella confluenza – hanno
scritto Perls e Goodman – il ‘Sé
che si concentra’ si sente circondato da un’oscurità oppressiva, […] non è
consapevole di nulla e non ha nulla da dire». Non c’è, quindi, alcun contatto
con l’eccitazione: l’A. e l’O. si appiattiscono e vengono avvertiti solamente
stati d’animo di noia, mancanza di energia, bisogno eccessivo di sicurezza, indisponibilità
a reagire alle richieste dell’A. L’O. asserisce di star bene, ma in realtà si
tratta di una profonda desensibilizzazione che si manifesta anche a livello corporeo.
Giovanni
Salonia, L’anxiety come interruzione
nella Gestalt Therapy in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di
psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pp. 43-44
Etichette: Collana il #PozzodiGiacobbe, Giovanni #Salonia