La comunità terapeutica così assunta riveste il ruolo di spazio
- tempo terapeutico che si estende sul piano individuale, dalla frammentazione
verso l’integrazione del Sé in contatto (funzione-Es, funzione-Io e
funzione-Personalità) e, sul piano sociale, dall’emarginazione verso
l’inserimento territoriale. Parafrasando Heidegger, possiamo dire che si realizza, nel MGC [Modello Gestaltico Comunitario], una vera e propria ‘spazializzazione clinica dell’esistenza’.
Questo grande filosofo afferma, infatti, che né lo spazio è nel soggetto, né il
mondo è nello spazio, ma anche il soggetto stesso, cioè la realtà umana,
l’esser-ci, è spaziale nella sua natura, teorizzando così la spazializzazione
dell’esistenza. Di questa ‘spazializzazione’ si occupa la psichiatria che è,
nella sua intima essenza, scienza dell’uomo, dell’esistenza umana e, poiché
l’essere nel mondo – la mondanizzazione – si dispiega nello spazio e nel tempo,
gli studi di psicopatologia si sono particolarmente interessati a queste due
categorie fondanti l’esistenza stessa... La definizione fenomenologica e
psicopatologica di ‘spazio vissuto’ annulla le categorie di interno ed esterno
e, con esse, il paradigma spaziale classico che molte teorie scientifiche hanno
definito spazio geometrico, infatti lo ‘spazio vissuto’ non perviene tanto ad
una modalità conoscitiva del reale, quanto ad una deformazione percettiva dello
spazio ‘reale’, alla ridefinizione in chiave abitativa dello spazio occupato
dalla persona nel mondo.
Paola Argentino, “Comunità
terapeutiche e riabilitazione psichiatrica: il Modello Gestaltico Comunitario” in G. Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo sapere subito se sono vivo. Saggi di
psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pp.128-129
Etichette: Collana il #PozzodiGiacobbe, Paola #Argentino #Gestalt