Che cosa
accade infatti in concreto nel setting? Nient’altro che una poìesis, una
creazione condivisa in cui si chiude il cerchio fra implicito ed esplicito, fra
corpo e parola. Nella prospettiva di Perls e Goodman, infatti, la terapia è uno
spazio estetico, in cui viene dato corpo alla parola vuota del nevrotico,
oppure si dà parola, contenimento espressivo al corpo ferito dello psicotico.
Si tratta di un punto capitale, perché in questo senso la terapia non fa
appunto che ‘mimare’ (e
‘rifare’) nella
relazione l’essenza stessa di ogni atto estetico. Che cos’è l’arte infatti?...
Il segreto dell’arte, da un punto di vista fenomenologico – già Schelling lo
sapeva, e l’ermeneutica lo ha ribadito – è l’atto del ‘dare forma’ in senso forte, è l’apparire, nel linguaggio
e nei suoi codici, dell’energia implicita, ovvero la poìesis in cui l’inconscio
(comunque lo si voglia concepire) trova espressione specifica e insostituibile
dentro un mondo di simboli e parole.
La poesia ne
è una dimostrazione lampante.
Antonio
Sichera, Dalla frattura freudiana alla
continuità gestaltica: lo scarto epistemologico di Gestalt Therapy, in
G.Salonia e A. Sichera, Edipo dopo Freud,
GTK Books 1
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