Il cibarsi coinvolge il corpo e l’anima. L’atto del mangiare, per l’uomo, non deriva solo dall’istinto della fame ma anche dalla decisione di compierlo: l’uomo sceglie di mangiare. Si può non aver voglia di mangiare (o decidere di non mangiare) quando l’anima si sente ferita e chiusa alla vita.
Gli uomini, poi, non mangiano solo con il corpo ma anche con l’anima: il modo in cui ci si rapporta con il cibo dipende ed esprime il modo in cui ci si relaziona con il mondo. Alla base c’è una connessione, forse la più intima e decisiva: quella del cibo con i legami affettivi, con la relazione. Si tratta di un imprinting proprio degli umani, i quali apprendono a cibarsi come esperienza relazionale che intreccia il corpo di chi mangia (dimensione personale), il corpo di chi nutre (dimensione relazionale) e il tempo (il cibo di adesso è preparato da prima e prepara il dopo).
Giovanni Salonia
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