Il disturbo della funzione-es e il disturbo della funzione-personalità del sé si accompagnano alla perdita della funzione-Io: l’Organismo non riconosce come “proprio” (“me”) il nuovo apportato dal cambiamento e cerca di espellerlo. La funzione-Io del sé, come detto, fa difatti riferimento alla capacità che ha il sé in contatto con l’Ambiente di identificarsi o di alienarsi (capacità discriminativa e decisionale). La perdita della funzione-Io rende difficile all’Organismo il contatto pieno con l’Ambiente, in quanto non si riesce a distinguere ciò che è proprio da ciò che non lo è. Essere capaci di contatto significa, nella GT, saper incontrare l’altro nella propria ed altrui pienezza: poter dire all’altro tutto ciò che per noi è importante dirgli ed essere capaci, nello stesso tempo, di ascoltare tutto ciò che l’altro vuole dirci. Parole da dire, ma spesso anche gesti da compiere. In una famiglia sana ci si esprime spontaneamente con le parole e con il corpo, liberi di fare un gesto o di chiederne uno a lungo atteso. A questo punto è chiaro che per incontrarsi non basta essere l’uno accanto all’altro, ma è necessario esprimersi nell’integrità e nella spontaneità. Compito del terapeuta, quindi, è quello di favorire tra i membri della famiglia la chiusura delle gestalt aperte, nella consapevolezza che il non-detto-che-necessita-di-essere-detto interrompe la pienezza di una relazione, provocando disagi e sintomi…
Giovanni Salonia
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