La
vergogna, così come l’imbarazzo, la timidezza, il senso di colpa, la gelosia e
innumerevoli altre, dovremmo collocarla all’interno della famiglia di quelle
emozioni che prendono il nome di emozioni
complesse, definite più semplicemente sentimenti,
in quanto, a differenza di quelle primarie, sono connotate da aspetti sociali,
culturali e antropologici.
La
vergogna quindi occupa un posto elettivo all’interno di questa famiglia di
emozioni complesse o secondarie, poiché fortemente imbevuta e intessuta di aspetti
legati allo stile relazionale che la persona ha adottato nella sua vita,
all’educazione ricevuta dal padre e dalla madre, alla cultura e alla religione
di appartenenza.
Di
fronte a tale vissuto possiamo chiederci: chi di noi non hai mai sperimentato questo
sentimento? Chi non si è mai sentito spiazzato di fronte agli altri, per un
qualcosa di detto o fatto che lo ha in qualche modo denudato ed esposto agli
occhi dell’ambiente circostante?
La
vergogna viene perciò definita come un sentimento inevitabile nell’esperienza umana.
Nel
momento in cui la vergogna viene allo scoperto, si rende cioè visibile nel
nostro corpo e nelle parole, diviene il sentimento che più di qualunque altro
riesce a denudare la nostra intimità
psichica mostrandola al mondo.
Ma la vergogna
non è solo questo.
La
vergogna è polisemica, possiede cioè numerosi significati e linguaggi; può
essere causa, oppure divenire conseguenza, di determinati comportamenti. In
talune situazioni può avere un’accezione positiva mentre in altre diventa la
causa di blocchi relazionali con l’esterno.
In
questo lavoro l’obiettivo è quello di presentare un sentimento che nonostante
la sua centralità nel lavoro terapeutico, è stato per lungo tempo dimenticato
nella letteratura psicoterapeutica.
Dopo
una prima panoramica antropologica sulle origini di questo sentimento, dirigo
il mio interesse su come alcune correnti psicologiche (psicoanalitica,
cognitiva e quella corporea) definiscono la vergogna, per poi prendere in esame
il modello della Psicoterapia della Gestalt e vedere qual è il suo sguardo su
un affetto così complesso.
Nel
proseguo del lavoro, pongo la mia attenzione su come la vergogna si evolve nei
diversi momenti del ciclo di vita della coppia. Tale capitolo corrisponde alla
relazione da me tenuta come ‘minilecture’ al III° convegno della Società Italiana di Psicoterapia della Gestalt
svoltosi a Palermo dal 9 al 11 dicembre 2011 dal titolo “Il dolore e la bellezza. Dalla psicopatologia all’estetica del contatto.
Nel
quarto ed ultimo capitolo ho voluto evidenziare quanto sia centrale (a volte
decisivo nel processo terapeutico) questo affetto nell’ambito psicopatologico
e, in particolare, nel vissuto narcisistico.
Dott. Daniele Marini
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